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TRIDENTUM

 

 

Avio

Quando la valle si fa più stretta, il cielo è lattiginoso, luce opaca, valanghe di nebbia rapprese lungo i pendii dei monti, e tutto intorno è fermo, congelato dalla neve in uno stato temporale inesistente… il castello di Avio, rapido nel mio orizzonte visivo, è sormontato da una quinta spettrale che sale verso l’alto a svanire nella coltre, senza cima, senza fine.

Tragitto lento e indefinito fino a Trento, dove il cielo si apre a tratti di azzurro e la sagoma del castello del Buonconsiglio ha un profilo disegnato su un fondo carta da zucchero. Composto da frammenti amalgamati, ricucito elegantemente dalla storia… è semplicemente bello, e carico di simboli e di nozioni.
Custode di begli oggetti, collezioni di antichità, frammenti lapidei, monili celti e longobardi che mangio con gli occhi, e poi le madonne lignee medievali provenienti dall’Abruzzo, corrose dal tempo ma non perdute, salvate e ammirate… espressive nella deformazione, di braccia tanto ampie da dover contenere l’umanità, di volti indecifrabili per tramandare nel tempo una sola parola…
Un lungo e sinistro corridoio porta alla Torre dell’aquila, scrigno di un ciclo di affreschi gotici che descrivono la vita di corte al tramonto del medioevo… ricchi nel colore e nella decorazione come il migliore dei dipinti fiamminghi, poetici e metaforici nell’intenzione di svelare anche segreti.

E un altro mondo si accende all’uscita, quello dei mercatini di Natale e dei suoi odori, brulicante di gente e dialetti, un mondo nuovo dove il cielo è terso e brillante, la neve sulle cose rimanda d’azzurro, e quella sulle cime tagliate dei monti tutt’intorno, risplende del più vivace e abbagliante bianco mai esistito.

 

 

Castello del Buonconsiglio (Trento)